Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, una ricorrenza istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la risoluzione n. 54/134 del 17 dicembre 1999. In questa data l’Onu invita tutti gli stati a organizzare attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della violenza contro le donne, soprattutto in ambito educativo. Anche la nostra scuola ha deciso di organizzare uno spazio didattico di approfondimento sui temi connessi alla Giornata, attraverso l’Assemblea Studentesca, ponendo particolare attenzione sul tema del rispetto, anche con riferimento all’articolo 3 della Costituzione.
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“Mi prometto di dare meno peso al giudizio degli altri.
Se non puoi farci niente, impara a lasciar andare.
Porre dei sani limiti è manifestazione di amor proprio.”
Queste sono solo alcune delle frasi dei post che i ragazzi e le ragazze peer del nostro Istituto hanno collaborato a pubblicare, questa estate, in collaborazione con il Centro Servizi Giovani di Perugia per la pagina dello YAU (la chat che ti ascolta), uno spazio gestito da giovani per promuovere sani stili di vita e per riflettere insieme.
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Dalla crisi si rinasce: è solo una questione di metodo. Mettiamo in circolo le idee: diamo indizi, portiamo la discussione su terreni nuovi e i ragazzi rispondono.
Quattro anni insieme, quattro ore a settimana dal secondo anno alla maturità, che è alle porte, 27 studenti con cui ho avuto il piacere di sperimentare la pratica del WRW (Writing & Reading Workshop), che offre una cornice pedagogica che ha come priorità la lettura e la scrittura autentiche, calate sulle concrete necessità della classe. È una metodologia importante per i processi che conducono ai risultati, grandi o piccoli che siano. Il processo è infatti la chiave di questo approccio, è quello che fa davvero la differenza e insegna ai ragazzi che scrivere è pensare.
Grazie a questo mi rendo conto di come i miei alunni siano maturati in termini di consapevolezza critica e riflessiva, ognuno grazie alle proprie capacità e con un approccio fortemente inclusivo. La classe è una piccola comunità dove si parla, si scrive, si condivide e ci si confronta su testi e libri, ragionando quindi anche in profondità su stili, temi e storie di vita.
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Dalla crisi si rinasce: è solo una questione di metodo. Mettiamo in circolo le idee: diamo indizi, portiamo la discussione su terreni nuovi e i ragazzi rispondono.
Quattro anni insieme, quattro ore a settimana dal secondo anno alla maturità, che è alle porte, 27 studenti con cui ho avuto il piacere di sperimentare la pratica del WRW (Writing & Reading Workshop), che offre una cornice pedagogica che ha come priorità la lettura e la scrittura autentiche, calate sulle concrete necessità della classe. È una metodologia importante per i processi che conducono ai risultati, grandi o piccoli che siano. Il processo è infatti la chiave di questo approccio, è quello che fa davvero la differenza e insegna ai ragazzi che scrivere è pensare. Grazie a questo mi rendo conto di come i miei alunni siano maturati in termini di consapevolezza critica e riflessiva, ognuno grazie alle proprie capacità e con un approccio fortemente inclusivo. La classe è una piccola comunità dove si parla, si scrive, si condivide e ci si confronta su testi e libri, ragionando quindi anche in profondità su stili, temi e storie di vita. Il WRW insegna a riflettere sempre sul senso di quello facciamo. Io stessa, come insegnante mi chiedo sempre qual è il mio obiettivo finale, ho imparato a ragionare su cosa è davvero importante che i miei studenti imparino. La cosa più bella è vedere la scintilla dell’interesse negli occhi dei ragazzi, sentire il silenzio attivo di chi non vorrebbe essere in nessun luogo se non lì. La classe è un vero laboratorio dove si scrive, si legge e soprattutto si cresce come comunità attraverso il confronto e la ricerca di senso.
Eccoli, ve li presento con le loro stesse parole, che ho ripescato dalla memoria del mio computer (supporto utile a questa rivoluzione) e che ho voluto restituire l’ultimo giorno di scuola per salutarli e concludere questo nostro viaggio di crescita personale e di costruzione di competenze.
Il destino è in un mazzo di carte. Quando nasciamo, tutti abbiamo delle carte con le quali giocare. Chi nasce da una parte del mondo e chi da un’altra, chi ha un appartamento in periferia e chi ha una reggia con tanto di cavalli e camerieri, chi utilizza la macchina per andare a lavoro e chi non può permettersela e va a piedi. Nonostante ciò, questo non deve essere un ostacolo o un motivo per accontentarsi e lasciarsi trasportare dalle circostanze. Nel nostro cuore e nelle nostre capacità personali c’è abbastanza forza per negare un destino che non ci piace e che ci rende infelici. Dobbiamo sempre trovare l’energia dentro di noi per superarci e guardare al futuro con speranza e voglia di vivere. Noi siamo gli unici padroni del nostro destino. Siamo noi a decidere cosa vogliamo fare con la nostra vita, con il nostro mondo e con l’ambiente che ci circonda. Da noi dipende l’accontentarsi di ciò che ci è stato dato oppure cercare di far qualcosa di buono con gli strumenti che abbiamo a disposizione. Il destino non è questione di casualità, ma di scelte.
Catalina
Come Dante, anche io immagino un viaggio ideale con le mie amiche Giulia, Silvia e Anna; il mio viaggio non ha una meta, perchè la destinazione non è importante! Ciò che conta davvero è la compagnia con cui si sceglie di affrontarne uno.
Mi piacerebbe passare del tempo su una nave da crociera privata con solo noi quattro come passeggeri, a fare tutto ciò che ci va e a parlare di quello che ci rende felici, ma anche a darci consigli a vicenda dopo aver ascoltato cosa preoccupa o rattrista le altre.
La scelta della compagnia non è casuale: ho deciso di portare proprio loro con me perchè sono le amiche di cui più mi fido in questo momento e perchè ogni volta che ho un problema loro sanno come aiutarmi, vista la grande intesa che c'è fra di noi. Sono le persone che più mi capiscono e sono sempre pronte a starmi vicino quando serve.
Se mai un giorno dovessi avere a disposizione una bacchetta magica, probabilmente la prima cosa che farei sarebbe quella di teletrasportare me e loro su quella nave che tanto desidero.
Sara C
“Meglio una decisione sbagliata che un rimpianto. La vita è una.”
Questa frase è la base di tutte le mie scelte. Il fallimento mi attrae tanto quanto il successo. I momenti scanditi dall’adrenalina, dall’incoscienza, dall’euforia sono i migliori perché ti portano a fare e a dire quello che vuoi.
Non so quale sarà la mia prossima scelta ma so che quelle che ho preso mi hanno portato qui e che, prima o poi, non potrò più prenderle quindi tanto vale farlo ora e rischiare.
Domenico
La musica è un qualcosa che risiede dentro l'animo, che scorre all’interno delle vene, qualcosa che riesci a tirar fuori solo se la senti vibrare da sempre. Si trasmette agli altri, si fa percepire al prossimo grazie all’aiuto di strumenti come il violino, il pianoforte, il flauto...È vero, si può fare musica anche senza l’aiuto di tecnologia, con la prima cosa che si trova davanti agli occhi, anche con un secchio ed un bastone, ma sono comunque oggetti che riproducono le percussioni e le vibrazioni. (…)
Adoro la musica di un tempo, la musica di autori appartenenti al periodo del boom, melodie originali, che ti incantano e ti trascinano altrove. Testi pieni di parole e frasi profonde che ti trasmettono le emozioni, gli stati d’animo dell’autore; ti portano in altri mondi e ti fanno sognare.
Sofia
Io credo che non dobbiamo nascondere ciò che pensiamo, ma esprimere ogni cosa che ci passa per la testa o per il cuore, non facendoci condizionare dalle idee degli altri, ma facendo vedere chi siamo veramente e cosa sosteniamo. L’importante è distinguerci, senza temere il giudizio degli altri e rincorrere quello che ci sembra giusto senza avere paura.
Eleonora
Da bambina quando mi chiedevano “Anna che vorresti fare da grande?” io rispondevo che volevo fare la ballerina in ogni parte del mondo così da imparare i balli tipici di ogni luogo visitato; ora le mie idee sono un po’ cambiate, ma la voglia di partire alla scoperta di posti nuovi è sempre viva dentro di me. Mi piacerebbe girare il mondo, imparare tante lingue, andare in Africa, in Australia, in Sud America e conoscere le culture di quei luoghi che fin da piccola mi hanno sempre affascinata. Dopo il liceo, vorrei prendere giurisprudenza magari in francese o in inglese ed una volta laureata, viaggiare e lottare per i diritti umani dando voce a tutte quelle persone che purtroppo non ce l'hanno.Voglio essere pronta ad affrontare gli ostacoli che la vita mi metterà davanti, essere pronta a mettermi in gioco e a non far sì che la paura di fallire sia più forte dei miei desideri.Voglio che tra vent’anni, l’Anna di 18 anni sarà fiera dell’adulta che è diventata, perchè avrà lottato per se stessa e per i suoi sogni.
Anna F
Ogni giorno, ognuno di noi si sveglia dicendo la stessa frase: “non ho voglia di andare a scuola oggi”. Questo per me è già un fallimento dal punto di vista scolastico perché, invece, dovrebbe accadere il contrario. Ma la mia scuola è diversa. Abbiamo un sacco di laboratori. Credo che il motivo principale per cui vado volentieri a scuola è la possibiltà che mi viene data di prepararmi al mondo del lavoro. Le lezioni più belle sono quelle interattive, che mi coinvolgono in prima persona. Nel sotterraneo della scuola c’è anche la sala musica e la sala biliardo, peccato che nessuno sa che esistano.
Shevon
A me non piace litigare, mi dà fastidio discutere e infatti cerco sempre di accontentare tutti. Dico sempre di sí. Cerco di mettermi a disposizione degli altri quando posso e qualcuno se ne approfitta. Odio quelli che si approfittano degli altri. Spesso preferisco stare da solo in campagna. Lí sono libero, faccio quello che voglio e nessuno mi dice che ho sbagliato o quello che devo fare. Sono convinto che la maggior parte dei miei coetanei non sono capaci di stare bene da soli. Devo imparare a confrontarmi con gli altri, mostrare me stesso senza vergogna, anzi con piacere di farlo. So che ce la posso fare e che posso essere meglio di qualcun altro che se la tira, al contrario mio.
Leonardo
Il caso può essere un avvenimento senza una causa definitiva, ma anche un evento accaduto senza conoscere le cause; quindi può accadere che la vicenda non sia completamente chiara dal punto di vista del fatto. Per esempio la poesia “Ogni caso” di Wislawa Szymborska descrive con semplicità piccole sfumature del caso come: “poteva accadere”, “doveva accadere”, “ti sei salvato perché eri il primo, perché eri l’ultimo”. Mentre il brano di Paul Auster “Fu così che diventai uno scrittore” ci fa capire che dopo una delusione o fallimento, bisogna sempre contare su se stessi e ricominciare con più coraggio per arrivare all’obiettivo; infatti il ragazzino che viene descritto, che poi è lo stesso autore, è impreparato a quella prima volta, ma crescendo si rende conto che gli anni lo fanno maturare e trovare la sua strada. Nella vita possiamo prendere decisioni, fare scelte, porci degli obiettivi, ma spesso gli eventi interferiscono e accadono fatti inaspettati. Quando dopo tanto tempo incontri una persona e le dici: “è un caso che ti abbia incontrato”, è un momento non programmato e per questo lo chiamiamo caso. Io credo che la cosa più bella è incontrare persone per caso, capire che per noi sono importanti, stabilire un forte legame e che senza di loro non si può vivere: il caso è anche questo.
Benedetta G
Il mio porto sepolto è qualcosa che riguarda il futuro: un possibile viaggio verso la Spagna, precisamente Madrid.
SAPERE AUDE
Per arrivare al mio porto sepolto sono disposta a qualsiasi cosa anche se sarà difficile lasciare la mia famiglia, amici e ragazzo per andare a vivere un anno in un paese diverso, cambiando totalmente mentalità e abitudini.
Malawi
Se io, invece, fossi al posto di Ungaretti, cosa cercherei nel mio porto sepolto? Per me, questo posto sacro rappresenta nient’altro che la pace interiore, qualcosa che mi permetterà di riscoprire tutti i miei punti deboli e trasformarli nella mia forza, il mio scudo. (…) E una volta arrivata, spero di poterci ritrovare una nuova me, l’Anna con le nuove prospettive di vita e i nuovi traguardi da raggiungere.
Anna K
“Se fuggi, magari fuggi perchè hai paura di qualcosa”, questa è la frase che ho scelto dal testo di Paolo Di Paolo perché mi ha colpito molto il fatto che il protagonista, adolescente, decida di scappare dai suoi problemi, dalle sue paure... Si cerca quasi sempre soprattutto a quest’età di fuggire dai problemi che ci tormentano di più, a volte si cerca di sfuggire dai pensieri che abbiamo nella testa, a volte cerchiamo di “fuggire” nella musica provando a non pensare alle cose brutte, ma concentrandoci sulla felicità suscitata dalle note delle canzoni, ma il più delle volte non funziona perché i pensieri non fuggono, non si puó scappare da loro.
Sara L
Fare musica sicuramente significa dare voce alla propria macchina, al proprio strumento, diventare tutt’uno con esso e sentire quel pezzo di legno, ottone, metallo…dentro la propria pelle. Tutta la musica ovviamente è stata prodotta per mezzo di macchine, ma tra queste macchine andrebbe inclusa anche la voce. La voce è uno strumento vero e proprio, è una macchina che se non si tratta con cura potrebbe rovinarsi o addirittura svanire. In più è lo strumento con cui è più facile instaurare un rapporto organico, un rapporto che può far emozionare milioni di persone. I grandi cantanti sono infatti famosi per saper usare meglio di tutti gli altri la loro “macchina”- voce e per saper far emozionare i fan che li seguono e li ascoltano. Ognuno può fare musica come meglio crede, come meglio pensa, purché si esprima, altrimenti sarebbe come leggere un libro senza immedesimarsi nella storia e senza rispettare la punteggiatura. Oggi più di ieri, la musica costituisce uno dei principali centri d’interesse, divertimento, riparo e sfogo dei giovani. Come diceva Beethoven “Dove le parole non arrivano... la musica parla.” ed è esattamente questo il messaggio di musica che dovrebbe passare sempre. La musica ha dato tanta speranza, e continuerà a darla finché ci sarà la voglia di scatenare un sentimento nell’ascoltatore o finché ci sarà voglia di ripararsi dalle situazioni più brutte o dare vita a quelle più belle. L’“Eco della musica” vuol dire proprio questo, una situazione in cui il suono riflette le proprie onde sonore cariche di emozioni contro un pubblico che emozionandosi le restituisce al tecnico e alla sua macchina, una cosa sola, che soddisfatti si godono l’applauso accompagnato da una standing ovation.
Mathias
Io vorrei riuscire a focalizzare i miei lati negativi, le mie disattenzioni, la mia poca forza di volontà per realizzarmi. So che la perfezione non esiste, non la pretendo, ma la vita di una persona dipende anche dalla capacità di imparare dai suoi errori, per poter arrivare a quella stabilità mentale, che ti permette di saper gestire qualsiasi situazione in qualsiasi momento.
Tra poco faccio 20 anni, ma so di non essere responsabile come dovrei, sto continuando a cercare di migliorare me stesso, mi ascolto, ma ancora non riesco bene a capirmi.
Ho fatto tante scelte sbagliate ultimamente, che mi hanno portato ad ottenere risultati pessimi, ma sono ancora qua a riflettere, a cercarmi, a trovare quello che realmente mi aiuterebbe a migliorare, la mia verità indicibile.
Tommaso Ma
Noi uomini ci siamo sempre fatti una domanda: caso o destino? C’è chi crede nel caso, che tutto sia una casualità, ma io non faccio parte di quelli. Io sono una ragazza che crede fortemente nel destino, che ognuno di noi ha la propria storia già scritta da qualche parte. Il destino, che strana cosa: quella forza invisibile che spinge le persone ad agire in un certo modo; un po’ come il vento che non lo si può vedere, ma si percepisce la presenza quando fa muovere le foglie sugli alberi. È come se ogni cosa accade per un motivo, come se al di sopra di tutto ciò esiste una ragione superiore che nessuno di noi conosce. Come si suol dire “è destino che sia finita così” oppure “il destino ci ha fatto incontrare”.
Delle volte però il destino ci mette alla prova, ci mette in circostanze in cui non vorremmo mai essere; ma è così che funziona, come dice Ligabue in una canzone: “quando tiri in mezzo Dio o il destino o chissà che, che nessuno se lo spiega perché sia successo a te”. D’altronde quando meno te lo aspetti tutto subisce un cambiamento, positivo o negativo che sia, e lì non si può far altro che andare avanti, e come dice Ligabue sempre nella stessa canzone “quando sembra tutto fermo la tua ruota girerà” ed è vero, quando non accade nulla nella nostra vita, è proprio in quel momento che tutto si ribalta. Non sappiamo mai cosa ha in serbo per noi il nostro destino, quindi non resta altro che vivere ed aspettarsi di tutto!
Giulia
Non saprò mai cosa la vita ha in serbo per me quindi è di fatto un andare incontro a ciò che non conosco, ma sicuramente ho le idee ben chiare su quello che voglio raggiungere e che devo raggiungere. È difficile immaginare un qualcosa che non è ancora concreto per me ma posso dire con certezza che il mio “porto sepolto” è, insieme ad un lavoro stabile, una famiglia perfetta, una famiglia felice che ho “costruito” insieme alla persona che amo. Darei tutto per raggiungere questo “porto”, sarei disposta a superare qualsiasi tipo di ostacolo, qualsiasi difficoltà, che sia cambiare città o non poter fare il lavoro dei miei sogni per una vera famiglia al mio fianco. Niente può essere più bello dei sorrisi che mi fanno le persone che rendo felici. Forse sarò una delle poche persone della mia età che nel suo futuro cerca una famiglia anziché un lavoro che mi piace ma fin da piccola ho sempre immaginato una casa, una persona al mio fianco che mi renda felice giorno per giorno e dei bambini correre per le stanze. Non cercherei nessun altro porto sepolto se non questo.
Rachele
Purtroppo il mio viaggio verso il “porto sepolto” non è ancora cominciato, ma fortunatamente inizierà a breve. Il mio “porto sepolto” è l’università. Chi lo avrebbe mai detto? Sono stato sempre un discreto studente, ma mai mi sarei immaginato che finita la scuola dell’obbligo avrei voluto continuare gli studi; e invece eccoci qua. Da un po’ di mesi a questa parte una fiamma si è riaccesa dentro di me e mi ha portato nuova linfa e un nuovo interesse per lo studio. Ho già ben chiaro quale università scegliere dopo gli esami, ed è l’università di fashion marketing a Firenze, dove le mie due “materie” preferite (moda e tecnologia) si sposano alla perfezione. Sono consapevole che lungo il mio percorso potrò trovare molti ostacoli, ma sono molto sicuro di me, so che la mia motivazione è più forte di qualsiasi imprevisto. Per arrivare a destinazione sono disposto a compiere qualsiasi sacrificio perché come disse Gandhi: “Nulla si ottiene senza sacrificio e senza coraggio. Se si fa una cosa apertamente, si può anche soffrire di più, ma alla fine l’azione sarà più efficace. Chi ha ragione ed è capace di soffrire alla fine vince.”
Non nego che sono uno a cui piace pensare in grande e spesso ciò mi porta ad avere delle grandi delusioni, ma come si dice, sognare non costa nulla. Per questo mi immagino che alla fine di questa lunga scalata, una volta tagliato il traguardo, ci sia la mia famiglia ad aspettarmi e a guardarmi orgogliosa per quello che sono diventato. Rendere fieri di me i miei genitori e restituire tutto l’affetto che mi hanno dato fino ad ora è la ricompensa più bella che la vita possa darmi.
Tommaso Mo
Non ho minimamente idea delle fattezze del mio “porto sepolto” e degli effetti che avrà su di me, non so neanche quanto possano essere benefici o dannosi, è un luogo che non ha nome né collocazione, eppure sono ben deciso ad intraprendere il più lungo e tormentoso dei viaggi per arrivarci. La mia unica mappa è la voglia di andare oltre, la volontà e il bisogno di non fermarmi né accontentarmi, l’insaziabile necessità di migliorare la mia condizione esistenziale passo dopo passo. Parlandone, mi rendo conto di quanto sia forte la possibilità che una volta arrivato non riceverò nulla, non vivrò nessuna esperienza al di là dei sensi o appartenente a qualche fonte divina. Ma allo stesso modo sono consapevole di quanto la reale lezione, il vero apprendimento, la vera e propria illuminazione sovrumana sarà da me ricevuta lungo il viaggio. La mia partenza sembrerà una mossa azzardata poiché priva di certezze; sarò un viaggiatore tremendamente determinato che non conosce la destinazione; in realtà la meta sarà il tragitto. Credere in ciò che voglio ottenere dal mio percorso di vita è ciò che mi trasporta e mi trasporterà fin quando la fiamma del cambiamento arderà nel mio spirito, e questo sarà per sempre il mio “porto sepolto”, il mio Empireo, la mia inesauribile fonte di siero divino e luce creativa.
Brando
Abbandonare il giudizio, è un aspetto primario, fondamentale, e di vitale importanza per poter raggiungere questa realtà sconosciuta, per riuscire ad addentrarmi nel ‘porto sepolto’. Che sia negativamente o positivamente, giudicare è forse la cosa che ci riesce meglio, ed è ciò che impedisce la reale e incondizionata visione delle cose. Io per primo, ho sempre avuto quest’inevitabile e impulsiva abitudine di giudicare tutto e tutti, me compreso, arrivando al punto di sentirmi davvero male con me stesso e con chi mi circonda. Per questa ragione ho scelto di mettermi in gioco, ho scelto di iniziare a lavorare sulla mia personale percezione del mondo, essendo disposto ad accettare il lento, graduale e faticoso lavoro da fare, pur di abbandonare queste vecchie e disfunzionali strutture mentali che mi limitano quotidianamente.
Davide
Nel mio caso, il mio ‘viaggio’ è stato il riuscire ad aprirmi agli altri. Il mio essere timido e l’aver avuto difficoltà a farmi degli amici alle scuole medie, mi aveva portato a credere che non c’era niente da fare se non accettare di essere inadatto a socializzare. Ero convinto di sembrare noioso o strano ai loro occhi, temevo di venire respinto qualora avessi dovuto commettere un errore. Di conseguenza ho provato ansia riguardo all’andare in una nuova scuola. Per fortuna è finito tutto per il meglio e sono riuscito ad aprirmi a nuove persone ed esperienze. Ho trovato il mio ‘porto sepolto’.
Marco P
La mia vita in questo momento è come un fiore che tenta di sbocciare, senza però riuscirci. Tutta la mia curiosità, la mia voglia di conoscere ed esplorare, la mia voglia di uscire, la mia voglia di mettermi in gioco, viene soffocata dall’avvento di un nemico invisibile, sconosciuto e maligno, che sta mettendo il mondo intero in ginocchio. Questo virus ci costringe a delle rinunce e io resto a casa il più possibile, perché so di essere al sicuro, lontano da ogni contatto con quella bestia. Le attività che accompagnano le mie giornate non sono tante, ma efficaci: mi alleno, leggo, studio...ma un piccolo spazio lo dedico ad un viaggio: non è detto che per viaggiare si debba per forza andare fuori; si può anche compiere una discesa dentro sé stessi, e io adoro scoprire cosa si nasconde nella mia interiorità: Freud lo chiama “inconscio”, Ungaretti lo chiama “Porto Sepolto” e Dante ce lo spiega nel proemio del primo canto del “Paradiso”. Ogni giorno riesco a visitare un piccolo appezzamento di terra della mia anima, scoprendo ogni volta qualcosa su di me che ancora non conoscevo. Questa esperienza metafisica mi aiuta a guarire da quel malessere che compare ogni volta che accendo la televisione o apro articoli che non fanno altro che ribadire la situazione che stiamo vivendo, con gente che ha perso tutto, persino sé stessa. Mi rivolgo a coloro che stanno soffrendo: scavate a fondo, trovate il vostro “Porto Sepolto”, fatelo risalire in superficie e raccontatelo con tutti i mezzi che avete a disposizione, nonostante sia qualcosa di complesso da decifrare.
Alessandro
Come Dante e Ungaretti, personalmente parlando, ho affrontato un viaggio di salvezza e accettazione da un’amicizia ormai perduta nei meandri dell'abisso, un’amicizia tossica che lasciava continuamente l’amaro in bocca. Quello che ha posto fine a questa spiacevole relazione è stato un mio comportamento al dir poco brutale, ma necessario, tuttavia, allo stesso tempo, subisco ancora delle conseguenze. Conseguenze scaturite dall’immaturità, dall'ignoranza e dalla gelosia, ma alla fine come Gio Evan in una sua canzone afferma “abbi la forza di lasciare andare chi non va più al tuo stesso passo, devi correre il presente e non rincorrere il passato.” Queste parole mi hanno aiutato a guardare in avanti e a proseguire il mio cammino e la mia restaurazione verso una me stessa più forte e fiduciosa.
Sonali
Sono arrivata quasi al termine del liceo, crescendo e maturando ogni giorno. In questo viaggio ho trovato delle persone fantastiche che sono state al mio fianco giorno dopo giorno, aiutandomi a rialzarmi nei momenti migliori e peggiori, negli ostacoli che minuto dopo minuto mi si ponevano davanti. Nel corso di questi anni ho sempre pensato a “cosa c’è dopo?”, “come mi creo il futuro?”, e ancora adesso mi pongo queste domande perché proprio ora devo crearmi il mio futuro, la mia vita al di fuori di una scuola e proprio adesso arrivare l’inizio di un viaggio molto lungo e complicato. Da bambina ho sempre sognato in grande, ho sempre desiderato di diventare veramente qualcuno e mi ero creata degli obiettivi che solo ora capisco di non poter raggiungere perché la mia mente con il passare degli anni è cambiata migliorando e maturando, da poter capire cosa voglio.
Purtroppo ci troviamo in una situazione molto difficile alla quale non pensavamo di arrivare mettendoci di fronte a degli ostacoli più grandi di noi che non saranno semplici da superare. Ho scelto di non fare l’università perché voglio intraprendere un percorso di studi attraverso un’accademia di trucco per poter realizzare uno dei miei sogni più grandi quello di diventare una truccatrice ad altissimi livelli. Però ogni giorno che passa mi chiedo se ne varrà la pena, se veramente riuscirò a sfondare in questo campo e penso al mio futuro e penso che l’unica cosa importante sia credere in noi stessi!
Silvia
“Siate affamati, siate folli”.
Steve Jobs ci incoraggia ad essere folli nel seguire il nostro intuito, le nostre passioni, le nostre idee, invece di fare ciò che vorrebbero gli altri per noi. Non dobbiamo aver paura di trovare di fronte degli ostacoli se sentiamo veramente che quella è la nostra strada. Nessuno ci impedirà di raggiungere l’obiettivo. Ora come ora mi chiedo “sono stata abbastanza affamata e folle?”. La risposta è no, la strada per raggiungere il mio obiettivo è ancora molto lunga, richiede tempo. Mi piace fare nuove scoperte, uscire fuori dagli schemi, osare e volere sempre di più. Sono affamata quando faccio una ricerca e non mi basta quello che ho scoperto. Sono affamata quando sto ascoltando una canzone in inglese e vado a cercarne la traduzione. Ci vuole un pizzico di follia. Sono folle quando non ho paura del giudizio altrui, sono folle nel momento in cui decido di osare e di non tirarmi indietro, sono folle quando faccio qualcosa anche se so che è sbagliato, senza pensare alle conseguenze. Quindi, non esiste “fame” senza follia, altrimenti non si vivrebbe a pieno. Non si vive appieno se almeno una volta non si è sentiti l’adrenalina scorrere nelle vene nel fare un qualcosa di proibito. Non si vive a pieno senza conoscere la vita e quello che può offrirti.
Nicole
Siamo nuvole
cambiamo vita di frequente
lì, sopra il disordine della realtà
il fondo sereno delle cose.
Cambiamento. E' la parola che naviga sempre dentro alla mia testa. Ho scelto questo pezzo della poesia di Chandra Livia Candiani perché mi sono trovata descritta dentro queste parole.
Il caos, l'ordine, la chiarezza e la confusione, ecco quello che succede dentro di me ultimamente.
La crescita, il modo di pensare che cambia, io stessa che cambio.
Come una nuvola mi muovo leggera, cambio sempre, non mi fermo mai. Cammino sopra il disordine della realtà, cercando però sempre il fondo sereno delle cose.
Nel caos e nella confusione cerco di trovare sempre il lato positivo. Non mi arrendo mai.Vedo nelle nuvole il senso di libertà che io do alla vita. Vedo nelle nuvole la vita di un'adolescente. Vedo nelle nuvole il viaggio che ora sta facendo la mia mente con i mille pensieri che ho: arrivano, non si fermano mai, a volte portano felicità, altre volte tristezza, e altre volte ancora tutte e due le cose insieme, ma tanto poi vagano, si muovono, vanno avanti e poi magari non tornano più, ma i pensieri lasciano qualcosa dentro, completano il modo di essere e di fare di una persona, proprio come le nuvole completano il cielo: fanno parte della vita.
Benedetta T
Un bosco.
Un bosco verde.
La pioggia che cade sugli alberi, sulle loro foglie, nutrendoli.
Il suono delle goccioline d’acqua che s’infrangono sulla superficie liscia o ruvida delle foglie. L’acqua scivola via, e cade, per terra, sempre nello stesso punto formando una piccola pozzanghera.
I cerchi concentrici che si formano quando un’altra gocciolina innocente muore dentro di essa.
Gli uccellini che cinguettano di prima mattina.
L’acqua che scorre nel ruscello portando con sè qualche foglia in fin di vita.
Uno scoiattolo che si arrampica su un albero.
Scappa via, veloce come il vento.
L’odore della terra bagnata, del bosco, della natura.
La sensazione sulle mani della terra umida che si sgretola.
La freschezza della brezza mattutina sulla pelle.
La pace dei sensi.
Ecco, questa è la vita per me
Chuna
Il mio viaggio nel porto sepolto è iniziato nel momento in cui ho avvertito il bisogno di approfondire la conoscenza di me stessa. Il vortice degli avvenimenti della mia vita, che prima vivevo con una certa inconsapevolezza, mi ha portata ad essere sempre più cosciente della persona che sono ora. La mia “guerra” è iniziata in un preciso momento del passato e tuttora sta continuando, mi ha aiutata a crescere e a migliorarmi ogni giorno di più. Ho trovato dolore, sofferenza, ma anche speranza e conforto per andare avanti, e la mia aspirazione più grande è quella di riscattarmi e prendere il meglio anche dalle cose brutte e dolorose in cui mi sono trovata. Ho già chiari quali sono alcuni dei miei obiettivi che vorrò raggiungere e per farlo sono disposta ad impegnarmi, a lavorare sodo e a fare sacrifici. Sono una persona forte, determinata e non mi manca il coraggio di mettermi in gioco, nonostante i miei limiti, credo in una costante evoluzione del nostro io, ovvero sapere che ogni giorno ampliamo la nostra identità, le nostre capacità e di conseguenza anche i nostri sogni. Avere degli obiettivi nella vita è importante perché questi rappresentano il passaggio da ciò che siamo a ciò che vorremmo diventare. Non sono mancati momenti in cui mi sono trovata in una forte difficoltà ma ho dovuto provare ad andare avanti nonostante tutto, questo non significa far finta di niente semplicemente prendere le cose con filosofia può aiutarci a vivere sereni. Siamo esseri umani e abbiamo tutti dei momenti “no”, difficili e in cui non ce la facciamo e ci chiediamo perché le cose non vanno come vorremmo o perché le persone non sono come noi, ma anzi sono spinte da interessi personali e se ne fregano. Sono stati tanti gli ostacoli che ho dovuto affrontare come ad esempio il mio ricovero in ospedale che ho avuto un po’ di tempo fa, e l’allontanamento di una persona a me molto cara, ma nonostante tutto cerco di andare avanti anche con impegno e, nonostante le difficoltà tento sempre di vedere le cose positive della vita. Per me l’incertezza del futuro soprattutto in ambito lavorativo e non, rappresenta uno degli ostacoli che mi troverò ad affrontare. Tutte le cose belle e brutte che ho vissuto faranno parte del mio bagaglio personale che sfrutterò e che mi servirà per rendermi più forte e capace di far fronte alle sfide e alle cose di tutti giorni.
Nadia
Classe 5L2 a.s. 2017- 2021
Buona fortuna!
La vostra prof. Giulia Ruina
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