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UMUZUNGU!!
E' la prima parola di kinyarwanda che impari. Vuol dire "bianco". In campagna, dove i abazungu sono ben rari, te la urlano addosso i bambini sfoderando sorrisi a 128 denti, o se la scambiano tra loro due studenti che camminano tenendosi per mano, accompagnandola da un sorrisino tipo "natural modestia". Se poi gli rispondi muraho, ciao, o mwaramutse, buongiorno, il sorriso dei primi incredibilmente si allarga ancora di più, mentre gli altri a volte sembrano quasi imbarazzati mentre rispondono educatamente. Le eventuali traccie lasciate dagli abasungu si riconoscono all'istante: i mocciosi ti chiedono agacupa, umuzungu: sperano in una bottiglietta di plastica dell'acqua - a volte vedi un fortunato possessore che se la ciuccia piena di terra. Oppure tendono la mano: amafaranga, denaro.


E sono davvero tanti i bambini e i giovani, in un paese che attualmente ha un tasso di natalità del 5,6% annuo (ma una speranza di vita inferiore a 50 anni) ed è il più densamente popolato dell'intero continente, con 10 milioni di abitanti che coltivano questa terra delle mille colline

grande quanto la Sicilia.
Sorgo, patate, banane, tè, caffè dappertutto, con le macchie di verde dorato contro il rosso davvero rosso della terra, in campagna.
Traffico di taxibus, mototaxi, camionette, pedoni, con nuvole di smog che stringono la gola, a Kigali, l'unica città degna di questo nome.
In mezzo, la strada. Luogo di spostamento, di trasporto, di commercio, di socializzazione. Biciclette cariche di taniche o caschi di banane, che sfrecciano in discesa senza freni, spesso con tre persone a bordo in forma di bici-taxi, o che vengono spinte in salita.

 

Il Direttore Kanyamibwa ci è venuto a prendere all'areoporto. Dopo gli abbracci e i saluti, faccio: che ne dici se facciamo un salto alla dogana e controlliamo se la cassa è arrivata bene e se possiamo prenderla magari dopodomani? Follia. -Siete stanchi, ora bisogna andare a mangiare e poi dovete riposarvi almeno due giorni. Questo succedeva il 7 agosto.

 

Siamo riusciti a scaricare la cassa a Gikomero l'altro ieri, il 18 agosto, dopo visite e telefonate quasi quotidiane in dogana e il pagamento di 450 begli euroni...
Questa è l'altra lezione che si impara subito: il nostro tempo è irrimediabilmente da dimenticare, qui, pena l'esaurimento nervoso.

Domani ricominciano le lezioni, dopo una interruzione di tre settimane, per la parte finale dell'anno scolastico che termina con gli esami a novembre.Nei miei piani questo doveva coincidere con l'inizio del training degli studenti, mentre siamo ancora al punto zero dell'istallazione. Ma non me la prendo più, in qualche modo si farà. Intanto, essendo domenica, sto impastando le fettuccine con la nostra squisita ospite Béatrice: 9 uova per una bella cena italiana insieme a quattro bambini.

Forse sono riuscito a trovare un internet point da cui riuscire a mandare queste email complicate, in html, così spedirò le prime due insieme. La prossima volta dovrei essere in grado di raccontare un po' di vita della scuola.

 

 


Musha, 20 agosto 2006

peppe de ninno
Liceo Scientifico Ettore Majorana di Orvieto

e la storia continua...