Continua la collaborazione tra il nostro istituto e il gruppo FAI di Orvieto
Per poter suscitare un’emozione in chi ci ascolta bisogna innanzitutto provarla noi stessi.
È ciò che anche quest’anno è accaduto a noi studenti dell’IISST Majorana-Maitani che in veste di Apprendisti Ciceroni nelle Giornate FAI di Primavera ci siamo trovati di fronte a meraviglie, a volte nascoste e a volte sotto gli occhi di tutti, che a distanza di secoli continuano a raccontare la loro storia, ogni volta uguale eppure sempre diversa e straordinaria.
Un filo invisibile, sottile e fragile, ci ha portato a ripercorrere la storia della policroma facciata del duomo di Orvieto, da quando era un semplice (si fa per dire) progetto a quando è diventata la meravigliosa e imponente presenza che svetta in una piazza forse troppo piccola per accogliere tanta bellezza.
O forse è proprio questo spazio limitato a esaltare la grandezza di un’opera che racconta la fede, il lavoro e la visione di uomini che in passato riuscivano a pensare a opere che loro non avrebbero mai visto realizzate, di cui mai avrebbero goduto la vista e che quindi facevano ciò non per loro stessi ma per chi sarebbe venuto dopo di loro.
Questa la prima lezione che ci ha emozionato: il racconto di un lavoro iniziato con la posa della prima pietra, avvenuta il 13 novembre 1290, e proseguito poi nei secoli successivi.
L’archivio dell’Opera del Duomo ha offerto alla vista dei visitatori documenti importanti per comprendere le fasi della realizzazione della cattedrale: le bolle papali, risalenti al 1289 ed al 1291, con le quali papa Niccolò IV concedeva l’indulgenza parziale a chi avesse contribuito alla realizzazione dell’opera, i Memoriali dei Camerlenghi che annotavano tutte le spese e le attività relative alla Fabbrica, ma soprattutto i due progetti su pergamena della facciata del duomo risalenti alle fine del Duecento e al primo quarto del Trecento. Quest’ultima, attribuita a Lorenzo Maitani, ha suscitato in noi grande emozione nell’immaginare dietro quel tratto di inchiostro scuro e sbiadito la mano dell’architetto senese che fu capomastro nel cantiere dell’Opera del Duomo dal 1310 fino alla sua morte, avvenuta nel 1330.
Il sottile filo ci ha poi condotti sull’altana del Museo Faina, posizione privilegiata per ammirare la straordinaria facciata che da quell’altezza sembra quasi di poter toccare. Il ciclo di mosaici dedicati alla Madonna, il rosone, con al centro il volto di Cristo, inquadrato in una cornice di 52 piccole facce, il riquadro di Apostoli e Profeti ed ancora particolari e curiosità che hanno affascinato tanto noi studenti quanto i visitatori che, catturati dallo spettacolo della facciata e dal panorama che da lassù si gode, non volevano più scendere!
Per noi studenti è accaduta la stessa cosa: la fatica del lavoro di ricerca, la soddisfazione di condividere quanto appreso e alla fine quel senso di malinconia che si prova quando ‘lo spettacolo volge al termine’.
Quelle del 26 e del 27 marzo sono state giornate impegnative ma cariche di emozioni, e siamo pronti per ripetere l’esperienza anche in futuro.
I 22 Apprendisti Ciceroni