Cosa significa “educazione all’imprenditorialità”? In che modo è possibile generare valore per se stessi e per gli altri?
L’iniziativa Imparare è un’impresa – Declinare il futuro e le risorse in azione, promossa dal Liceo Majorana all'interno della cornice delle celebrazioni che segnano il cinquantesimo dell’istituto, ha trovato spazio nel convegno che si è tenuto sabato 21 maggio nella Sala dei Quattrocento del Palazzo del Popolo, e che mirava a fornire una risposta proprio a questi interrogativi.
Dopo i saluti della Dirigente dell’IISST di Orvieto Lorella Monichini, che hanno aperto il dibattito, Margerita Bacigalupo ha aiutato la platea composta da studenti, docenti e dirigenti del passato e del presente e da alcune rappresentanze delle associazioni professionali locali a comprendere cosa sia la competenza dell’imprenditorialità, approfondendone il significato e fornendo spunti interessanti per applicarla. Ricercatrice qualitativa al Joint Research Centre (JRC) della Commissione Europea, Bacigalupo è indubbiamente la persona in assoluto più qualificata a discuterne, poiché a lei si deve Entrecomp (Entrepreneurship Competences), il Quadro di Riferimento europeo per le competenze imprenditoriali.
‘Imprenditorialità’ è un termine spesso guardato con sospetto, perché a molti evoca scenari aziendalistici. In realtà, si tratta di una competenza fondamentale che ha a che fare con la creatività, con lo spirito d’iniziativa, con il pensiero critico e la risoluzione dei problemi, con la capacità di collaborare e di gestire progetti. Imprenditorialità non vuol dire solo ‘fare impresa’. Infatti a entrepeneurship, termine anglofono tradotto di norma con l’italiano ‘imprenditorialità’, ora si fa riferimento anche come ‘imprenditività’, di conio più recente, che si allontana dal concetto di impresa per avvicinarsi a quello di intraprendenza, afferendo al mondo della formazione e dello sviluppo personale.
Nelle parole di Bacigalupo, “essere imprenditivi vuol dire sapere agire con spirito d’iniziativa e competenze imprenditoriali per vincere le sfide che i propri progetti di sviluppo personale e professionale presentano, agire sull’opportunità e sulle idee per trasformarle in valore per gli altri. Un valore che può essere finanziario, culturale, sociale, ambientale, e che deriva anche dalla creatività, dall’avere una visione, dal sapere dove si vuole andare lavorando con gli altri”. Quindi, da dove è necessario partire per generare valore? Dai nostri desideri e dalle cose che veramente contano per noi, come ha ricordato nel portare i saluti dell'Amministrazione Comunale anche Alda Coppola, assessora alle Politiche e Servizi Sociali del comune di Orvieto.
Alessandra Cenerini, che nel corso della mattinata Bacigalupo aveva definito ‘una delle persone più imprenditoriali che io conosca’, ha esordito ringraziando la dirigente Monichini per l’invito e ricordando che il Liceo Majorana è stato uno dei primi istituti da lei visitati dopo essere diventata Presidente dell’Associazione Docenti e Dirigenti scolastici Italiani, di cui è tuttora a capo. Il suo intervento ha analizzato le diverse componenti dell’ecosistema educativo e imprenditivo e ci ha poi trasportato in Germania e negli stati del Kansas e della California per mostrarci in che modo tre scuole hanno applicato l’idea dell’ecosistema educativo e imprenditivo, raggiungendo risultati scolastici eccezionali.
In seguito all’intervento di Elisa Marchi, studente dell’Istituto Tecnico, che ha osservato come i giovani e le donne in questo momento siano categorie molto penalizzate nel mondo del lavoro, la giornalista Beatrice Curci, Journalist and Communication manager che ha sapientemente moderato il panel, ha presentato Darya Majidi, un’imprenditrice che ha deciso di dedicare una particolare cura alle donne e ai giovani, perché sono quelli che in assoluto pagano il prezzo più alto nel nostro paese.
Majidi, CEO di Daxo Group, esperta di intelligenza artificiale ed etica, imprenditrice di successo, docente, mentore, femminista e autrice del libro “Sorellanza Digitale”, ha parlato di quarta rivoluzione industriale, delle tecnologie abilitanti per le aziende del domani, di quali saranno i lavori del futuro e le competenze per saperli svolgere al meglio ma soprattutto dell’importanza, della cura, del cuore e del coraggio che servono alle donne per affermarsi nella realtà odierna. Majidi ha dato vita all’Associazione Donne 4.0, un gruppo di donne e uomini che hanno capito che la tecnologia è uno strumento per accelerare la chiusura del gender gap, il divario tra i generi che in Italia è un problema sempre più invalidante. L’Associazione opera in collaborazione con scuole, politica, start-up innovative e imprenditorialità per aiutare le donne anche ricordando loro che ‘il coraggio è una competenza che si impara e si allena’. Perché se a casa il coraggio viene talvolta limitato, occorre circondarsi ci persone e progetti coraggiosi: ‘il coraggio si impara’.
Efisio Polidoro, Chief Innovation Officer di Alcotec, ha fornito molti spunti utili su cosa voglia dire ‘fare impresa’: cogliere idee e opportunità per poi analizzarle a fondo per comprendere se e quanto siano sostenibili, essere consapevoli di quanto sia importante saper gestire il proprio tempo, imparare dalle proprie esperienze e riuscire a reagire ai cambiamenti, anche a quelli più complessi e impegnativi. È proprio grazie alle soft skill, l’imprescindibilità delle quali Polidoro ha sottolineato al termine del proprio intervento, che le ragazze e i ragazzi di oggi si muoveranno al meglio nella società e nel mondo del lavoro.
La domanda che Benedetta Salucci del quinto anno del Liceo Scientifico ha posto al panel dimostra che avere le idee chiare non deve essere facile, per chi sta per concludere la scuola superiore: “Avete menzionato più volte la ricerca dei nostri punti di forza. Ma nella pratica, e quindi nella vita di tutti i giorni, come facciamo a individuare i nostri veri punti di forza e anche debolezza se il processo di conoscenza di noi stessi è estremamente lungo e in continuo sviluppo?”
A questo interrogativo Bacigalupo risponde che ciò che facciamo deve continuare a insegnarci qualcosa. Qualsiasi cosa. “Quando smetti di imparare, forse è il momento di cambiare il percorso o di arricchirlo, di tornare a studiare, se necessario. Ciò che è fondamentale è non affontare queste domande da soli, confrontandosi con compagni, insegnanti, genitori, con le persone che orientano alle scelte future, creando una community.”
A conclusione dell’incontro, che ha rappresentato un’opportunità di confronto unica e, ci auguriamo, non irripetibile, è apparsa perfettamente calzante e a tratti anche provocatoria la riflessione finale di Patrizio Peparello, studente del quarto anno dell’indirizzo scientifico: “Ci siamo chiesti se il modo e la maniera in cui si fa didattica sia utile per affrontare le sfide che ci troveremo a fronteggiare nel prossimo futuro e siamo arrivati a pensare che forse nel nostro sistema scolastico si dà troppo peso alle conoscenze e troppo poco alle competenze. È veramente così fondamentale acquisire nozioni a memoria, siano esse scientifiche o umanistiche? Tutto questo non ci aiuta a capire né tanto meno a sapere che una donna su due non lavora, che il nostro paese invecchia, che l’ambiente in cui viviamo è a rischio, così come lo siamo tutti noi. Per acquisire questo tipo di competenze ci affidiamo completamente alla volontà dei nostri insegnanti e bisogna dire che, da questo punto di vista, la nostra scuola è molto avanti e noi siamo molto fortunati, ma ovviamente questo non ci basta. C’è sempre l’impressione dell’assenza di un disegno comune, di idee comuni, manca una traccia, una guida, manca quel tipo di educazione che ci permetta di diventare protagonisti della transizione, protagonisti della vita attiva. Crediamo sia di importanza fondamentale per il nostro percorso scolastico.”