Il giorno venerdì 11 dicembre, le classi quinte del Liceo Ettore Majorana hanno partecipato alla Decade Kantiana, un evento che dal 2015 anima la città di Orvieto. La Decade Kantiana si occupa ogni anno di uno dei temi affrontati dal celebre filosofo Immanuel Kant circa tre secoli fa. Grazie all’organizzazione del professor Franco Raimondo Barbabella e al coordinamento scientifico del professor Massimo Donà, il convegno ha luogo ad Orvieto, unico posto in Italia dove si svolge questo tipo di manifestazione, sul modello tedesco “Kant Decade”, volto al raggiungimento, nel 2024, del trecentesimo anniversario dalla nascita del grande filosofo.
Viste le disposizioni ministeriali in merito all’emergenza Covid 19, quest’anno il convegno si è svolto online, sulla piattaforma GoToMeeting, con il coordinamento tecnico del professor Giuseppe De Ninno. L’edizione della Decade del 2020 ha affrontato il tema “Kant e la natura” e ha visto come relatori i professori Francesco Valagussa e Massimo Marassi, entrambi docenti di filosofia teoretica rispettivamente nelle Università San Raffaele e Cattolica di Milano.
Essi hanno sviscerato un oggetto estremamente complesso, com’è quello della natura, sotto diversi aspetti, fornendone una visione a tutto tondo, chiara e comprensibile anche a noi studenti.
«Parlare della natura in Kant è come parlare di innumerevoli mondi», ha esordito il professor Marassi, mettendo in evidenza la vastità dell’argomento trattato e definendo l’idea finalistica di natura. Essa non è soltanto un’esigenza dell’uomo, ma anche la rappresentazione della molteplicità dei fenomeni. Il professor Valagussa ha approfondito la relazione causa-effetto tra natura, ragione e intelletto. In particolare è stata posta l’attenzione sulla Critica del giudizio, la quale è stata definita da entrambi i relatori non come una mediazione, ma come il fondamento delle altre due Critiche della Ragione. In questa Critica Kant tratta dei giudizi riflettenti, i quali hanno un ordinamento finalistico che è necessario all’uomo per la sua totale comprensione delle esperienze e della natura.
L’intelletto umano è stato uno dei concetti chiave; la natura infatti dipende dalle leggi dell’intelletto, che regolano e ordinano il caos delle apparenze presente in essa. In seguito, le apparenze divengono idee nella Ragione, la quale si occupa di esso, essendo il punto di raccolta delle idee.
Il professor Valagussa si è poi concentrato sui processi che permettono le interazioni tra l’uomo e la natura. Le apparenze degli oggetti arrivano al soggetto, il quale, tramite il suo intelletto, costituisce l’oggetto in sé, conferendogli anche unità qualitativa. Il ruolo dell’intelletto è stato paragonato dal professore a quello del punto di fuga in un disegno prospettico, un cosiddetto focus imaginarius: qualcosa che non è presente nella realtà, ma è necessario per il concepimento della stessa nella sua interezza. Dopo le mirabili argomentazioni dei relatori, è stato dato spazio alla domande e alle richieste di chiarimento, che hanno ottenuto risposte dettagliate ed esaustive.
Queste si sono concentrate soprattutto sul rapporto uomo-natura, sulla logica e l’estetica e sulla separazione tra fisica e metafisica, anche e soprattutto in relazione alle problematiche ambientali della contemporaneità. Si è parlato infatti della necessità, oggi più che mai, di recepire il messaggio dell’Illuminismo che invita l’uomo a trovare quel limite, quella misura entro la quale la sua essenza non si faccia travolgere dalla superbia o tracotanza.
«Dopo aver riconosciuto le possibilità della scienza, Kant si mostra consapevole dei limiti dell’intelletto», ha chiarito il professor Marassi. Questa affermazione è alquanto rilevante, considerando che la società contemporanea continua a vedere l’essere umano come colui che può utilizzare qualsiasi mezzo pur di mantenere la propria supremazia. L'intelletto che emerge dal criticismo kantiano è invece un intelletto meno sicuro di sé perché consapevole che non tutto è trasparente, che c'è un'oscurità dietro ciò che conosce, che esistono mondi inesplorati a cui non è arrivato.
Si tratta di un intelletto conscio dei propri limiti, di un intelletto problematico e fallibile. La natura quindi è complessa e l’uomo è responsabile della sua fragilità, perché il suo ordine dipende dalla capacità dell'intelletto di ordinare l’insieme caotico delle apparenze.
La conferenza si è conclusa con molta soddisfazione da parte dei relatori e degli organizzatori anche per la numerosa partecipazione attiva. È stato un momento importante, che ha messo in luce l'impegno di tutti e la volontà di confrontarsi e approfondire; forse perché la situazione difficile che stiamo vivendo richiama con urgenza alla comprensione della realtà per cercare di migliorare il comportamento dell’essere umano di fronte alla natura.
E la voce del filosofo di Königsberg, a distanza di tre secoli, ci è arrivata forte e chiara.
Larisa Babei, Giulia Fratini, Luca Passeri, Susanna Stella ed Emanuele Tabarrini, classe 5S1