Pochissimi giorni dopo la fuga in Spagna di una famiglia finlandese che ha lasciato la Sicilia perché ha trovato carente il sistema scolastico italiano (chissà se quello pubblico o privato), con tutte le discussioni e le polemiche che ne sono seguite, ci imbarchiamo sul volo che ci porterà a Helsinki per visitare due scuole superiori per un’esperienza di job shadowing durante la quale, oltre a osservare le lezioni di molte colleghe e colleghi, avremo l’opportunità di vedere come sono organizzati gli spazi e parlare con presidi, collaboratori e funzioni strumentali del sistema scolastico finlandese e dell’organizzazione delle attività scolastiche.
Questa opportunità ci è data dall’accreditamento dell’I.I.S. Majorana-Maitani al programma Erasmus+, che consentirà al nostro istituto di effettuare mobilità di breve e lungo termine per studenti e docenti negli anni a venire. Quest’anno sono cinque le docenti che partono per scoprire i punti di forza della scuola finlandese, analizzarli e, si spera, riportarne qualcuno a Orvieto.
Nella nazione che beve più caffè in assoluto, con i suoi 12 kg pro capite consumati in un anno, i giorni scorrono veloci e la luce è davvero poca, rispetto a quella che abbiamo in Italia: poco più di sette ore al giorno nel mese più nevoso dell’anno, quello di gennaio. Ci districhiamo a fatica con la lingua, che è comprensibile a pochi, riuscendo a imparare solo un paio di parole utili e indispensabili: huomenta, 'buongiorno', e kiitos, 'grazie'.
Le prime cose che saltano all’occhio sono le più ovvie. Gli ambienti di apprendimento sono incentrati sullo studente e non sul docente che, infatti, all’interno della classe agisce da guida e facilitatore e non è quindi più il punto focale delle attività. Gli studenti (e gli insegnanti!) hanno una pausa al termine di ogni periodo di lezione, che dura invece circa 75 minuti, e mangiano alla mensa (gratuita, va da sé). Anche i libri cartacei e digitali e i computer portatili, uno in dotazione per ciascun alunno, sono gratuiti.
Gli ambienti comuni sono concepiti per consentire agli studenti di studiare o chiacchierare, con spazi ampi e accoglienti. Anche la sala docenti è ben progettata e super-attrezzata, il che rende più semplice incontrarsi, confrontarsi e lavorare. Si vede che stare a scuola è un piacere, sia per i ragazzi che per i prof. Dal punto di vista pedagogico è risaputo che un ambiente armonioso e sereno facilita l'apprendimento.
A noi che assistiamo alle lezioni non resta che riconoscere il punto di forza di questo sistema: una scuola in cui si cura la capacità di fare domande e di sviluppare uno spirito critico rispetto a quella fondata sul dare risposte pre-confezionate. L’ascolto, l’osservazione e la guida del docente prevalgono sul suo intervento diretto durante le lezioni, tutte caratterizzate da più momenti diversi, tra cui spicca la fase di attività e apprendimento in sottogruppi.
Il lavoro in piccoli gruppi consente anche agli studenti più chiusi e riservati di trovare una propria dimensione, e tutti sembrano poter avere accesso a ciò di cui hanno più bisogno: un approfondimento, un recupero o lo sviluppo di un particolare talento. Ci sembra di trovarci davanti a un sistema che favorisce l’inclusione e lo sviluppo delle competenze sociali, che è incentrato sugli studenti e sulle relazioni che questi intraprendono con gli altri.
Quello che si nota è una fortissima spinta verso la responsabilizzazione dei ragazzi, che sono chiamati a studiare per se stessi piuttosto che per il timore di una valutazione negativa o di un compito in classe. Questa è anche la nazione in cui, dai primi mesi del 2021, l’istruzione obbligatoria è passata da 16 a 18 anni.
L’attenzione al benessere degli studenti, se non calibrato bene, può però portare anche a delle falle nel sistema educativo, come la poca assertività dei docenti nel richiamare gli studenti disattenti alle lezioni o l’uso eccessivo dei computer personali in classe, che induce spesso alla mancanza di concentrazione sulle attività didattiche. Insomma, nessun sistema è perfetto, ma per fortuna tutti abbiamo la possibilità di imparare gli uni dagli altri grazie all’opportunità che il programma Erasmus+ offre ai paesi europei.