Come ogni 27 gennaio, anche quest’anno l’IIS Scientifico e Tecnico di Orvieto è stato impegnato nel testimoniare la memoria di quello che sono stati, durante il nazismo, i campi di concentramento e di sterminio. La video conferenza a cui le studentesse e gli studenti delle classi quinte hanno partecipato è stata dedicata alla trattazione di un tema che spesso è passato in secondo piano: lo sfruttamento del lavoro dei deportati da parte delle grandi aziende tedesche.
L’occasione è venuta dall’uscita, in traduzione italiana, del libro “A volte sogniamo di essere libere”. Dopo aver letto il libro, noi studenti abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare e dialogare sul tema, non solo con due esperti, ma soprattutto con due testimoni di seconda generazione: Aldo Pavia e Ambra Laurenzi.
«A chi nega tutto questo, io chiedo dove sono finiti mio padre, mia madre, mio nonno e mio zia!», queste le dure parole di Aldo Pavia, vicepresidente nazionale dell'ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti.) In questa giornata dedicata alla memoria è emerso il dolore che, dopo quasi ottant'anni, ancora divampa in chi ha vissuto da vicino questa tragica realtà, come Aldo Pavia e Ambra Laurenzi ( presidente del Comitato internazionale di Ravensbrück e consigliera ANED). Durante la conferenza a distanza Ambra Laurenzi ha approfondito il tema dei lavori forzati nella fabbrica della Siemens dove sua madre e sua nonna lavorarono durante la prigionia a Ravensbrück. La sig.ra Laurenzi ha curato l'edizione italiana del libro "A volte sogniamo di essere libere" che contiene anche una raccolta di testimonianze. Nel libro viene raccontata la dura vita quotidiana in questa industria bellica direttamente dalle parole delle ex detenute sopravvissute che, rischiando la loro vita, manomettevano le armi che venivano prodotte e partecipavano così attivamente alla guerra contro l'esercito nazista.
I due relatori, rispondendo alle numerose domande, ci hanno aperto gli occhi su molti aspetti a noi sconosciuti mostrando la cruda realtà che sta dietro ai campi di sterminio e che non deve rimanere nascosta, ma che deve essere raccontata per ricordare ogni giorno che - no... il lavoro non rende liberi!
Cecilia Bellini e Elisa Zeyen, Classe 5S2